20 ottobre 2010
di slctiscali
SLC CGIL uscente: il lavoratore prima di tutto
Se dovessimo dare un voto all’azione sindacale della passata RSU nella sua globalità, il voto finale sarebbe un 6 ½.
La RSU per noi ha sempre rappresentato l’unità sindacale, e i nostri sforzi per arrivare a rivendicazioni comuni è sempre stato un punto fermo in questi 4 anni e come dimostrano le mediazioni intraprese tra tanti dei nostri iscritti per arrivare a risoluzioni comuni.
Abbiamo vissuto momenti un po’ delicati e critici e riteniamo di aver ottenuto il miglior risultato possibile in base alle forze che avevamo e al nostro peso, all’epoca minoritario, all’interno della RSU;
Il peso viene dai voti ottenuti e dagli iscritti; spesso alla domanda “quanti iscritti ha la Slc” abbiamo risposto vagamente, non perché quel numero fosse top secret, ma perché ininfluente nel nostro agire quotidiano.
Chi, non iscritto, ha avuto a che fare con i rappresentanti della CGIL, può testimoniare il fatto che mai, si è chiesto di compilare una delega sindacale in cambio di una delucidazione o un consiglio o un intervento presso l’ufficio del personale.
Per noi la RAPPRESENTANZA SINDACALE si compie rappresentando indistintamente tutti i lavoratori a prescindere dalla tessera.
Abbiamo peccato nella comunicazione e questo ci ha troppo spesso penalizzato, perché non vi abbiamo dato modo di conoscere appieno le nostre posizioni e le nostre battaglie.
Non sempre abbiamo comunicato a tutti la nostra posizione in merito all’azione sindacale, non sempre abbiamo raccontato le nostre interminabili riunioni di mediazione, prima interne alla RSU poi con l’azienda.
Non intendiamo oggi raccontarvi punto per punto tutto quello che abbiamo detto e fatto negli ultimi anni, comunque ci riteniamo soddisfatti di aver contribuito al miglioramento della vita lavorativa di tutti noi dipendenti di Tiscali anche senza mettere l’etichetta postuma SLC (cosa fin troppo facile).
Ci preme però puntualizzare che raramente i nostri rappresentanti hanno preso posizione in merito a temi, considerati da noi puro populismo, quali “buche del parcheggio”, “zuccheriere al bar” o “cancelli che si aprono e si chiudono a determinati orari”, temi certo importanti per il quotidiano ma facilmente risolvibili con una banale riunione con il responsabile delle relazioni industriali.
Ci hanno sempre appassionato e visto in prima linea tutti i temi che riguardano il bene comune, la giustizia sociale, l’equità nelle opportunità e quindi la difesa dei diritti dei lavoratori.
Nel tempo è sempre più difficile portare avanti le nostre priorità perché da un certo punto in poi le relazioni sindacali (e, ahimè anche chi le conduceva) sono state bloccate da una delle parti..
Abbiamo mantenuto la “barra dritta” su argomenti delicatissimi che ritenevamo avrebbero leso la dignità dei lavoratori, lavorando giorno dopo giorno per riuscire ad ottenere quello che ritenevamo fosse giusto.
Citiamo alcune delle nostre battaglie, come ad esempio il Premio di Risultato del 2009.
Nell’estate del 2009 eravamo arrivati ad un punto critico perché non erano stati definiti gli obiettivi per il premio del 2009 e l’azienda aveva deciso di non erogare alcun premio. Come SLC CGIL ritenevamo che la responsabilità di questa mancanza fosse solo aziendale, perciò chiedevamo il pagamento del premio per intero. Dopo vari rinvii e pesanti mediazioni (anche interne alla RSU) si è arrivati una bozza di proposte iniziali per noi inaccettabili. Siamo riusciti a portare tutta la RSU in assemblea a dichiarare lo stato di agitazione, per poi, alla fine, ottenere un risultato, che per come si erano delineate le posizioni iniziali, si definiva inaspettato.
Un’altra battaglia che ci ha distinti come SLC CGIL è quella in difesa dei diritti delle lavoratrici in maternità obbligatoria (anticipazione del periodo di maternità).
Di cui abbiamo dato conto con una comunicazione affissa in bacheca il 14 gennaio 2010.
Si trattava della scorretta interpretazione della norma nell’erogazione del premio di risultato.
L’azienda considerava la maternità a rischio come malattia pertanto decurtava il valore del premio applicando il comporto previsto (70 gg). Prima con semplici osservazioni, poi con lettere ufficiali, alla fine con il ricorso all’istituzione, la Commissaria di Parità Regionale, siamo riusciti a far applicare la legge e quindi a difendere un inviolabile diritto delle lavoratrici.
Allo stesso modo come SLC CGIL abbiamo preteso dall’azienda il diritto ad aver riconosciuto il buono pasto alle lavoratrici in allattamento, part-time (6 ore giornaliere). L’errore è stato corretto non appena denunciato, mentre attendiamo ancora di vedere erogato il pregresso a quelle lavoratrici che hanno visto completamente negato il loro diritto. A livello interpretativo, per l’azienda queste ore erano disciplinate come “assenza”, mentre per la legge sono considerate ore lavorative agli effetti della durata e della retribuzione del lavoro.
Per quanto riguarda l’integrativo aziendale uno dei nostri punti fermi è stato l’inserimento di tutta la normativa a favore della malattia bambino e del part-time temporaneo. Già mediata abbondantemente (noi chiedevamo 15 gg retribuiti per la malattia bambino fino ai 3 anni) non poteva essere esclusa del tutto, accettando la semplice e falsa dichiarazione che “l’azienda è molto sensibile alla genitorialità e mette in pratica iniziative atte a far tornare presto le mamme a lavoro”.
E continueremo sempre e comunque a contrastare il tentativo di ledere e indebolire i diritti e la dignità dei lavoratori.
La RSU di SLC CGIL, pur avendo commesso errori inevitabili, una cosa non ha mai barattato, la dignità!
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